sabato 8 dicembre 2007

E se l'ho fatto io ...



Ho sempre avuto la curiosità di aprire le cose che rompevo e capire come funzionavano.

La prima volta mi capitò a 12 anni con un complicatissimo telecomando A DOPPIA FACCIA della Philips: aveva un specie di linguetta di una strana lega, con un peso da un parte, che, a seconda dell'orientamento (su o giù) del telecomando, determinava il lato funzionante del telecomando stesso.

Una cosa geniale.

Questa linguetta però, si ruppe e non potendola saldare, mi ingegnai con del nastro adesivo arrotolato su se stesso... avrei dovuto portare la modifica alla Philips, probabilmente adesso sarei in Olanda :P


Prima non mi ero mai azzardato riparare qualcosa... ma quel giorno mi si aprì un mondo: capii che quelle cose non erano più magia (citazione trasversale da Arthur C. Clarke), ma erano cose che si potevano riparare.
E smisero anche di essere "cose" ;)

Di lì in poi ogni oggetto (:P) che mi si è rotto è stato riparato (quando possibile) da queste mie manine che, negate per l'arte, finalmente si vendicano.

Addirittura una volta aprii la porta di casa del mio vicino che si era dimenticato di prendere le chiavi, con l'ausilio di una torcia e di una penna ... inutile cercare di descrivere la sua espressione dopo che un ragazzino paffuto di 14 anni gli apre la porta di casa senza lasciare segni, e con quegli strumenti.

Ultima volta, proprio questa sera: dopo aver veementemente chiuso il portatile (a seguito incazzatura), mi sono messo li a smontarlo... et voilà, come nuovo.

Il bello è che non penso di avere alcun merito in particolare, nessuna abilità sovraumana o chissà cos'altro, come dice Giacomo dopo aver riparato lo scarico del bagno: it's not rocket science.

Al massimo un po' di curiosità e soprattutto, voglia di sbattersi.


"O frati", dissi, "che per cento milia
perigli siete giunti a l'occidente,
a questa tanto picciola vigilia

d'i nostri sensi ch'è del rimanente
non vogliate negar l'esperïenza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza".



Dante, Canto XXVI dell'inferno